Come sfruttare la situazione di mercato

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Giovanni Campodall'Orto

Durante la scorsa settimana gli interventi di acquisto dello Stato cinese nel mercato azionario hanno rallentato il calo del prezzo dei titoli cinesi, spostandoli dai loro minimi storici. Tuttavia, gli investitori rimangono scettici sulla durata di questo sostegno ed evidenziano come ciò possa rendere i mercati disomogenei e instabili.

Nata per rispondere al tracollo del mercato nel 2015, la cosiddetta “squadra nazionale” cinese, composta da un pool di banche che influenzano il mercato tramite l’utilizzo di fondi statali, ha iniettato 17 miliardi di dollari in fondi indicizzati durante l’ultimo mese. Questa mossa è stata particolarmente evidente venerdì e lunedì, durante il crollo dei mercati. 

Nei due giorni menzionati infatti, l’indice Composite di Shanghai (SSE Composite Index) ha subito un brusco calo, raggiungendo i minimi di cinque anni, per poi risalire in concomitanza con un incremento del volume di scambi focalizzati sulle blue-chip.

Analisti e investitori, però, mettono in dubbio l’efficacia a lungo termine di questa strategia sostenendo che il solo supporto di liquidità non basterà a generare una svolta duratura, specialmente finché il settore immobiliare rimarrà debole, influenzando negativamente la fiducia di consumatori e investitori. La sfida è enorme, considerando che il valore delle azioni della Cina continentale si aggira intorno ai 9.000 miliardi di dollari.

Dennis Yang, professore di economia aziendale presso la University of Virginia Darden School of Business, paragona la situazione attuale al ciclo di boom-and-bust del 2015, suggerendo che una soluzione a breve termine potrebbe non essere sufficiente per ripristinare la fiducia a lungo termine degli investitori globali senza risolvere le problematiche strutturali dell’economia cinese.

Nel 2015, in un contesto economico più favorevole, l’impatto degli acquisti della “squadra nazionale” fu incerto. Inoltre, ci vollero mesi prima che i mercati trovassero stabilità e più di cinque anni affinché l’indice blue-chip CSI300 raggiungesse nuovamente il suo apice.

Questa volta, secondo gli analisti, acquisti simili sono stati osservati per mesi – con S&P Global Market Intelligence che ha registrato oltre 17 miliardi di dollari in fondi di blue-chip solo nell’ultimo mese, ma non si intravede una soluzione immediata al problema di crescita centrale.

Ben Bennett, stratega degli investimenti in Asia-Pacifico presso Legal & General Investment Management, commenta che l’economia cinese sta cambiando direzione, spostandosi da infrastrutture e investimenti immobiliari verso settori ad alto valore aggiunto. “Gli stimoli recenti mirano a facilitare questa transizione, concentrandosi su aspetti come la decelerazione della crescita del credito e la volatilità dei mercati azionari. Tuttavia, la transizione è ancora in atto, il che significa che queste politiche possono avere solo un impatto limitato.”

La sottovalutazione dei mercati cinesi è ormai palese, così come lo è il deterioramento della fiducia e della pazienza degli investitori. Nonostante i numerosi tentativi di rinvigorire il mercato, inclusi divieti sulle vendite allo scoperto e riduzioni delle tasse sulle transazioni, il crollo continua. Anche le dichiarazioni governative di imminente sostegno, prive di dettagli concreti, non hanno sortito l’effetto sperato. Gran parte dei principali investitori resta in attesa di un piano di spesa pubblica a sostegno delle famiglie. Per ora, non vi sono conferme ufficiali riguardo alla notizia, diffusa da Bloomberg News, di un piano di salvataggio del mercato azionario da 2.000 miliardi di yuan.

“Le crisi di fiducia che affligge i consumatori, riguardanti il debito, il settore immobiliare e l’occupazione, evidenziano le sfide complesse che l’economia cinese deve superare”, afferma Michael Ashley Schulman, partner e CIO di Running Point Capital Advisors.

Secondo Schulman, l’efficacia di un salvataggio del mercato è dubbia se non affronta la debolezza della domanda aggregata o i problemi radicati nel mercato immobiliare. “Le precedenti manovre di Pechino hanno dimostrato effetti a breve termine”, aggiunge.

I dati mostrano che gli investitori internazionali hanno venduto azioni cinesi per un valore netto di 18,2 miliardi di yuan (circa 2,5 miliardi di dollari) nel mese scorso, segnando il sesto mese consecutivo di deflussi. Con un calo del 20% in sei mesi, il mercato azionario cinese si contrappone al guadagno del 5% delle borse mondiali. Intanto, gli investitori locali si stanno orientando verso fondi che investono in azioni estere. C’è chi specula che le azioni cinesi, a causa del loro basso prezzo, siano un affare, L’intervento degli investitori statali potrebbe distorcere i mercati, creando opportunità di investire seguendo le mosse della “squadra nazionale”. 

Pang Xichun, direttore di ricerca presso Nanjing RiskHunt Investment Management, osserva che il salvataggio favorisce principalmente le aziende statali e le blue-chip CSI 300. Consiglia di adottare strategie lunghe su queste società e di shortare le aziende di minori dimensioni. Anche se non è un vero e proprio investimento sul potenziale miglioramento del mercato, questa tattica potrebbe rivelarsi proficua al momento. Il CSI 300 ha chiuso lunedì in rialzo dello 0,7%, mentre l’indice delle piccole capitalizzazioni ha registrato un calo del 6,2%. Ad inizio settimana, il 5 febbraio l’indice CSI1000 ha chiuso in ribasso del 6,16%.

Come sfruttare questa situazione di mercato?

In una situazione di mercato con i prezzi dei titoli e degli indici cinesi prevalentemente in calo negli ultimi due anni, potrebbe essere interessante utilizzare i certificati d’investimento per sfruttare al meglio questo periodo storico. 

Come abbiamo visto i certificati possono essere di diverso tipo sia in termini di protezione del capitale sia in termini di sottostante. I certificati ci permettono infatti di avere un’esposizione al sottostante, in questo caso la Cina, sia direttamente tramite un investimento a replica sull’indice cinese, sia un’esposizione su un numero ristretto di titoli azionari, in particolar modo quelli con maggiore capitalizzazione.

I Certificati a capitale protetto permettono all’investitore di aprire una posizione su un basket di titoli o di ETF, il rendimento è dato dal prezzo del certificato con una protezione pari almeno al 100% del capitale se portato a scadenza. In media con una durata 3-5 anni è possibile venderlo in qualsiasi momento alle condizioni di mercato. In questa situazione di mercato, caratterizzato da poca certezza riguardo l’andamento dei titoli e delle politiche monetarie, visti gli ultimi dati sull’andamento demografico (a ribasso rispetto alle aspettative) e sul mercato immobiliare, risulta interessante avere un possibile rendimento positivo dovuto ad un’inversione del mercato cinese a causa di maggiori flussi provenienti dalla “squadra nazionale” mantenendo la piena protezione nel caso in cui dovesse mantenere questo trend.

Questo prodotto finanziario presenta un livello di rischio inferiore rispetto ad un investimento diretto nell’indice di riferimento. Questo è dovuto alla presenza di un meccanismo di protezione del capitale, che riduce l’esposizione alle fluttuazioni del mercato. Tuttavia, bisogna tenere conto che anche il potenziale di guadagno è più contenuto. La partecipazione ai possibili incrementi del mercato è molto spesso limitata da un limite massimo (Cap), che definisce l’entità massima del rendimento che il prodotto può generare. Al contrario alcuni emittenti hanno inserito una leva sul rendimento positivo a favore degli investitori.

I Certificati a capitale condizionatamente protetto offrono il diritto ad un investitore di ricevere cedole periodiche e al contempo di avere una protezione del capitale nel caso in cui vengano rispettati dal sottostante determinati requisiti.  In questo caso l’investitore ha una sicurezza sul proprio capitale fino ad una soglia predefinita detta Barriera al superamento della quale il prezzo del certificato diventa lineare all’andamento del sottostante con performance peggiore peggiore, molto spesso il livello barriera è anche quello che determina il pagamento della cedola. 

In una situazione di mercato come quella odierna, in cui le manovre del governo cinese e le attese del mercato si contrastano, potrebbe essere interessante avere una piccola posizione che offra un rendimento periodico e un capitale protetto fino ad un ulteriore perdita del sottostante, il CSI300 nella giornata di ieri ha chiuso a 3.200,42 CNY, valori che possiamo ritrovare solo ad inizio 2019 e che rendono barriere al 50% appetibili dando copertura fino a prezzi pari a quelli del 2008. 

Ci sono diverse soluzioni sul mercato dei certificati e permettono di avere un’esposizione più o meno rilevante al sottostante, l’importante è saper scegliere un prodotto efficiente con un bilanciamento tra rischio e rendimento. Sul mercato sono diversi gli emittenti capaci di quotare prodotti con sottostanti equity o ETF legati alla Cina e fornire agli investitori prodotti interessanti per il loro portafoglio. Resta sempre nelle mani dell’investitore ponderare il peso di un prodotto con questo sottostante debba avere nel suo portafoglio. Il rendimento positivo è interessante, ma è importante non soffermarsi solo su questo.

“Quest’articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all’investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l’acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico”

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