Focus India

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Marco Falsarella

Secondo l’ultimo rapporto di CRISIL (società analitica indiana che fornisce rating, ricerca e servizi di consulenza su rischi e politiche, filiale di S&P Global), si prevede che l’economia indiana registrerà una crescita costante del 6,7% annuo dal 2024 al 2031.

CRISIL attribuisce questo trend di crescita agli sforzi del governo verso la spesa pubblica e grazie agli ingenti investimenti in un periodo in cui il settore privato esitava ad effettuare investimenti sostanziali. Il notevole aumento della spesa in conto capitale da parte del governo, il sostegno a progetti infrastrutturali e l’offerta di prestiti senza interessi agli stati, è stato identificato come un fattore cruciale.

L’ultima analisi economica mensile del ministero, pubblicata il 30 gennaio, afferma inoltre che, in base a presupposti ragionevoli, l’India può aspirare a diventare un’economia da 7 trilioni di dollari entro il 2030, aggiungendo che nei prossimi tre anni il paese dovrebbe diventare un’economia da 5 trilioni di dollari, la terza più grande del mondo. Il governo ha inoltre fissato l’obiettivo più ambizioso di diventare un “paese sviluppato entro il 2047”.

Nel report, inoltre, il capo consigliere economico del ministero delle Finanze, V. Anantha Nageswaran, e il suo team, hanno affermato che l’India continuerà la sua traiettoria di crescita ascendente sulla scia di una domanda interna stabile e robusta, di un’espansione dei consumi privati, su nuovi investimenti e nuove riforme strutturali.

Posizione geografica strategica

La geografia e le dimensioni demografiche dell’India ne fanno un attore chiave negli affari globali: occupando una posizione dominante alla testa dell’Oceano Indiano e proiettando la sua influenza fino all’Equatore, l’India è al crocevia tra il turbolento Medio Oriente e gli attori più influenti del Sud-Est asiatico, mentre condivide un confine controverso con la Cina. La sua ascesa economica e la proiezione futura del suo crescente potere demografico ed economico ha aumentato esponenzialmente il valore strategico indiano per l’Occidente ed ha il potenziale di alterare l’equilibrio con i suoi vicini se non correttamente gestito. Date le capacità nucleari di Cina e Pakistan, le tensioni nel subcontinente indiano sono di rilevanza globale.

India e Cina

È proprio il suo vicino settentrionale ad essere visto dall’India come la sua principale minaccia: le relazioni tra Cina e India sono, per la maggior parte, conflittuali. I due Paesi sono innanzitutto rivali commerciali: sono in competizione non solo per i rispettivi settori di competenza (la Cina ha la predominanza su manifattura e infrastrutture, mentre l’India su servizi e informazione), ma anche per le risorse naturali (petrolio, carbone e minerale di ferro) e per i capitali (investimenti effettuati da aziende del Nord America, Europa e Giappone). Ma i punti di attrito non finiscono qui.

Le tensioni esistono in ogni punto di contatto tra i due Paesi. La tensione sul confine himalayano rimane alta dopo l’umiliante sconfitta subita dall’India nel 1967: le truppe si sono scontrate per l’ultima volta nel dicembre 2022 causando la morte di quattro soldati cinesi e 20 indiani. Il confine conteso rappresenta il banco di prova per le relazioni tra India e Cina, anche in considerazione della vicinanza con il Pakistan, l’altro problematico vicino dell’India, finanziato e sostenuto dagli investimenti cinesi, e della problematica questione tibetana, con la quale l’India si intromette spesso permettendo l’ingresso di rifugiati tibetani. Altri focolai di tensione sono rappresentati dalle proiezioni marittime di entrambi i Paesi nei rispettivi specchi d’acqua adiacenti, l’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale. L’India ha siglato un accordo per la fornitura di armi con il Vietnam nel giugno 2023 e ha continuato ad aumentare la sua presenza nel Sud-est asiatico schierandosi con le Filippine contro la Cina nelle dispute di sovranità nel Mar Cinese Meridionale e rafforzando la cooperazione di difesa con l’Indonesia. Allo stesso tempo, la Cina ha fatto concorrenza agli Stati insulari dell’Oceano Indiano, considerati sotto l’influenza dell’India, come le Maldive e lo Sri Lanka, offrendo investimenti e sostegno finanziario.

Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa

A settembre si è celebrato il decimo anniversario della Belt and Road Initiative (BRI), la strategia economica cinese volta a finanziare e costruire infrastrutture per collegare la Cina al resto del mondo, spesso accusata di danneggiare la coesione europea, intrappolare i paesi nel debito, espropriare infrastrutture critiche ed erodere regole e valori liberali. Come risposta, negli ultimi anni, l’UE, insieme a partner come gli Stati Uniti e il Giappone, ha cercato di stabilire iniziative infrastrutturali alternative sostenibili, trasparenti e basate sulle regole. È in questo contesto che, nel dicembre 2021, la Commissione europea ha inaugurato il Global Gateway, la sua strategia per mobilitare fino a €300 miliardi per progetti infrastrutturali di alta qualità e stabilire catene del valore più sicure e diversificate.

Durante il vertice G20 tenutosi a Nuova Delhi lo scorso settembre (al quale il Presidente cinese Xi Jinping non era presente), i rappresentanti d’India, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti (EAU), Arabia Saudita, Francia, Germania, Italia e UE hanno firmato congiuntamente un memorandum per istituire il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (Imec).

Questo progetto, ampiamente visto come un’alternativa alla BRI, mira a creare una rotta ferroviaria e marittima tra India ed Europa attraverso il Medio Oriente. L’Imec, che dovrebbe diventare il progetto simbolo del PGII ed essere finanziata in parte dal Global Gateway, non solo scavalcherà il congestionato Canale di Suez, ma avvierà una nuova fase di integrazione economica tra Europa, India e Vicino Oriente.

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