Dinamiche di mercato e liquidità: Analisi degli indicatori chiave e impatto sui listini globali

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Marco Falsarella

Da inizio anno i principali listini a livello mondiale hanno visto crescere le proprie quotazioni, in alcuni casi infrangendo i massimi storici segnandone di nuovi.

Eccezione fatta per il mercato cinese, alla data del 21 maggio 2024 si evidenziano rendimenti YTD a doppia cifra; l’S&P segna un +11,68%, il DAX il +11,29%, il FTSE100 un +8,85% e il nostro FTSE MIB sebbene non abbia raggiunto i massimi storici, evidenzia, comunque, un rendimento positivo del 14,38%.

Le motivazioni che guidano le oscillazioni del mercato azionario risultano essere sempre molteplici e di difficile individuazione, ma senza incorrere nel rischio di essere superficiali, si possono selezionare tre macro temi che hanno guidato i listini: utili aziendali, inflazione rapportata alla crescita economica e liquidità. Nell’articolo, non si approfondirà il tema riguardante l’interesse nei confronti dell’intelligenza artificiale e delle aziende operanti in tale settore.

Utili aziendali

La earning season Wall Street è conclusa, in cui circa il 55% delle aziende rientranti nell’S&P 500 hanno riportato ricavi sopra le attese; mentre, per quanto riguardano gli utili circa l’80% ha riportato una sorpresa superiore dell’8,4% rispetto alle stime previste.

Il tutto grazie ad un’economia americana resiliente, un mercato del lavoro che rimane solido e una forte domanda da parte dei consumatori in contrasto con il contesto inflattivo e l’elevato tasso degli interessi.

Nel mentre, anche le trimestrali delle società del vecchio continente seguono quanto evidenziato per il mercato statunitense; i migliori performer sono individuabili nel settore bancario, dell’Health Care e delle utilities, mentre debole risulta ancora l’automotive tedesco.

Inflazione ed economia

Gli utili aziendali sopra le stime e altri indicatori economici, tra cui il mercato del lavoro, hanno evidenziato, in particolare modo per gli Stati Uniti d’America, uno buono stato di salute dell’economia. Infatti, gli analisti evidenziano come l’economia stia crescendo a ritmo moderato e, pertanto, si comincia ad escludere una potenziale recessione o un atterraggio morbido. In aggiunta, considerando che l’economia non sta crescendo in modo così marcato da imporre la FED di mantenere stabili o aumentare i tassi d’interesse, molti analisti stanno iniziando a scontare la probabilità, pari al 75%, di un taglio già a settembre. Comunque, data l’impostazione della Banca Centrale americana “data driven”, non è da escludere che tale probabilità possa variare anche significativamente con l’uscita dei dati economici nei prossimi mesi.

Delicato, invece, risulta il contesto europeo in cui l’economia dei paesi viaggia a diverse velocità e soggetta a variabili geopolitiche individuabili nelle guerre russo-ucraino e in medio oriente.

Liquidità

Senza incorrere nel rischio di sintetizzare in modo superficiale, le Banche Centrali mondiali stanno combattendo con intensità differenziata l’aumento dell’inflazione, nata nel 2021 come conseguenza degli aiuti economici offerti alle famiglie e al ritorno dei consumi successivamente alla riduzione delle limitazioni imposte per contenere la diffusione del virus da COVID-19, incrementata con il conflitto russo-ucraino che ha comportato la crescita delle utilities e prodotti primari con effetti a cascata. In aggiunta, il conflitto in medio oriente e le azioni terroristiche del Houthi hanno comportato una strozzatura dello stretto di Bab-el-Mandeb, porta di accesso al canale di Suez, obbligando i cargo merci a circumnavigare il continente africano con implicazioni nella supply chain e nell’aumento dei costi.

A supporto di tali motivazioni, le Banche Centrali, in primis la FED e la BCE, stanno perseguendo la loro politica monetaria restrittiva che ha consentito di riportare l’inflazione al 3,4% negli USA e del 2,4% in Europa.

Quindi, risulta spontaneo chiedersi la motivazione per cui il mercato azionario rimane guidato dalla liquidità a fronte di politiche monetarie indirizzate a ridurla. Infatti, se si osservasse l’aggregato M2 si individuerebbe come la liquidità non è affatto diminuita.

Non è possibile individuare una sola risposta, ma si può porre l’attenzione sui “reverse repo operation”, gli aiuti erogati dalle autorità governative durante il periodo di lockdown e i buyback eseguiti nell’anno 2024 e preventivati nel 2025.

Reverse Repo Operations

In particolare modo negli anni precedenti alla pandemia da COVID19, la FED e le principali Banche Centrali mondiali, hanno stampato un’importate quantità di moneta, liquidità eccessiva per l’economia e il mercato; pertanto, i fondi monetari hanno reindirizzato la quantità eccedente presso la propria Banca Centrale attraverso operazioni di “reverse repo”. Durante il periodo pandemico, l’ammontare di tali operazioni nei confronti della FED ammontava a 2.000 miliardi di dollari.

Con la crescita dell’inflazione, le banche centrali hanno invertito la rotta, passando dal Quantitative Easing al Quantitative Tightening drenando di fatto la liquidità precedentemente generata.

Gli operatori finanziari, vedendo venire meno della liquidità custodita presso la banca centrale, hanno ridotto l’ammontare dei “reverse repo” riversando la liquidità sul mercato azionario. In conclusione, nell’anno 2023 la FED ha ridotto liquidità per 920 miliardi di dollari, contro l’immissione sul mercato di 1.500 miliardi di dollari da parte dei fondi monetari. Ciò è il primo fattore che ha comportato l’aumento delle quotazioni.

Nel corso dell’anno in corso, bisognerà osservare le decisioni monetarie della FED in quanto una diminuzione dei tassi andrebbe a diminuire i rendimenti a breve termine dei titoli di stato nei quali i fondi monetari hanno investito. Ciò sarebbe un’ulteriore condizione per investire la liquidità rimanente sul mercato azionario.

Aiuti concessi durante la pandemia

Durante la pandemia, principalmente negli Stati Uniti d’America, ma anche in Europa, famiglie ed imprese hanno beneficiato di aiuti, aumentando, soprattutto per le famiglie, gli extra risparmi. Come risultato, vi è stata la capacità di sostenere i consumi e far fronte al maggiore servizio del debito a seguito del rialzo dei tassi d’interesse.

I maggiori consumi effettuati, hanno determinato i maggiori ricavi e utili conseguiti dalle aziende, risultanti essere sopra le attese.

Però, secondo il report emanato dalla Federal Reserve di New York, si sta osservando un aumento del default delle famiglie americane, in quanto gli extra risparmi generati durante il periodo pandemico sono prossimi ad esaurirsi e, inoltre, è cresciuto il livello di indebitamento. Il debito complessivo è da record ed ammonta a 17,69 miliardi di dollari tra mutui, carte di credito e prestiti.

Tale indebitamento, potrebbe compromettere la domanda interna e, di conseguenza, l’economia.

A livello del tessuto produttivo, le aziende si vedono costrette a rinnovare i finanziamenti a tassi maggiori rispetto a quelli originari, compromettendo la stabilità per quelle di dimensioni piccole-medio.

Buyback azionari

In sintesi, il riacquisto di azioni proprie ha la finalità di ridurre il numero di azioni in circolazione a beneficio del loro valore.

In contrapposizione con la politica monetaria restrittiva eseguita dalla FED, varie aziende quotate nell’S&P 500 stanno effettuando un Quantitative Easing societario, iniettando liquidità attraverso il riacquisto di azioni proprie.

Secondo uno studio Goldman Sachs, si prevede che per le società rientranti nell’indice S&P 500 verranno investiti 943 miliardi di dollari in buyback nel corso dell’anno 2024 e oltre i 1.000 miliardi di dollari nel 2025.

Solamente Apple ha annunciato per il 2024 un buyback di circa 110 miliardi di dollari, a seguire Alphabet con 70 miliardi e Meta con 50 miliardi di dollari.

La riduzione delle azioni in circolazione ha l’effetto di migliorare il rapporto E/P andando, di fatto, a diminuire il denominatore. Tale operazione comporta una distorsione degli utili conseguiti.

Conclusioni

Concentrandosi sulla situazione statunitense, la quale può essere adattata per i principali Paesi sviluppati ed i loro listini azionari, risulta essere elevata la liquidità da impiegare in investimenti azionari.

Considerando la possibile difficoltà delle famiglie americane, un possibile incremento andrebbe ad intaccare la domanda interna. Ciò potrebbe comportare ad una diminuzione dell’inflazione con conseguente decisione della FED di avviare il taglio dei tassi d’interesse.

La diminuzione dei tassi andrebbe a beneficio dell’azionario in quanto parte della liquidità tenuta presso i depositi monetari, i quali investono in titoli a breve termine, potrebbe essere impiegata in investimenti diversi, tra cui quello azionario.

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